VENERDI' SANTO - La Processione

I Misteri
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Salendo verso il Duomo, la Confraternita della Passione porta, secondo un ordine ben preciso lungo le due file, i cosiddetti "Misteri", ovvero i simboli che ricordano la Passione e Morte di Gesù Cristo.

Sul lato sinistro si possono individuare:

- la lanterna che condusse i soldati al Getsemani,
- la spada con cui San Pietro tagliò l' orecchio di uno dei soldati,
- il guanto simboleggiante le mani di Ponzio Pilato,
- la corona di spine posta sul capo di Gesù,
- i flagelli con i quali venne frustato,
- il tamburo che scandì l'ascesa al Calvario,
- il velo della Veronica con cui fu asciugato il volto insanguinato del Cristo,
- i chiodi con i quali fu crocifisso,
- la scritta INRI posta sulla sommità della croce,
- i dadi che furono usati dai soldati romani per tirare a sorte contendendosi le vesti di Gesù,
- la lancia con la quale Gesù fu ferito al costato,
- la scala in miniatura con la quale fu deposto dalla croce.

Sul lato destro si notano invece:


- il calice da cui Gesù bevve nell'orto degli ulivi,
- la borsa con i trenta denari per i quali Giuda tradì il suo Maestro,
- le funi con cui fu legato,
- il mantello rosso che lo coprì nel pretorio,
- la colonna di marmo che ricorda il luogo dove Cristo fu flagellato,
- la canna che gli fu messa tra le mani,
- la bacinella e la brocca con cui Ponzio Pilato si lavò le mani,
- la croce che fu caricata sulle spalle di Gesù,
- il martello che servì per conficcare i chiodi,
- la tenaglia adoperata per toglierli,
- la spugna imbevuta di aceto che gli fu data per dissetarsi per umiliarlo,
- il sudario nel quale fu avvolto prima di essere deposto nel sepolcro.
Ma il più curioso fra tutti i Misteri è certamente il gallo, narcotizzato leggermente con del vino, ma ben vivo, ornato con nastri multicolori, che canta tre volte come quando San Pietro rinnegò per tre volte di conoscere Gesù.
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L'afflusso in Duomo degli incappucciati
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I confrati incappucciati sostengono croci e bastoni, oltre al cuore di fiori allestisto da ogni confraternita, mentre salgono al Duomo.
Intanto, le confraternite si dispongono fuori dal Duomo in base ad un preciso ordine delle precedenze, che nel 1941 fu discusso addirittura dal Vaticano per risolvere una controversia.
La prima è la Compagnia della SS. Passione che con i "Misteri" apre la processione, preceduta da una banda musicale e dal coro dei cosiddetti "mbriachi" (ubriachi) che cantano "i lamintanzi" (lamenti), sorta di gemiti di dolore che rievocano la Passione di Gesù.
Seguono poi, in ordine di fondazione più recente, la Confraternita del SS. Crocifisso di Pergusa, il Collegio di Maria SS. di Valverde, la Compagnia del SS. Sacramento, la Confraternita di Maria SS. delle Grazie, il Collegio di S. Giuseppe, la Compagnia di Maria SS. del Rosario, la Confraternita di Maria SS. Addolorata, la Confraternita di Maria SS. della Visitazione, la Confraternita del Sacro Cuore, la Confraternita dello Spirito Santo, la Compagnia di Maria SS. Immacolata, l' Arciconfraternita delle Anime Sante del Purgatorio, il Collegio di S. Maria la Nuova ed infine la Confraternita del SS. Salvatore.
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L'Addolorata sale in Duomo e incontra il Cristo Morto
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Alle ore 18,15 il fercolo della Madonna Addolorata viene caricato, sempre a spalla dai confrati, sulla grande scalinata del Duomo, e viene posizionato all'interno della Cattedrale dove l'attende l'Urna del Cristo Morto.

Seguendo l'ordine sopra descritto poi, tutti i confrati entrano nel Duomo salendo la gradinata centrale e defluiscono, con forte effetto scenico, all' interno della chiesa: attraversando la navata centrale, essi rendono omaggio al Cristo Morto e poi escono dal portale secondario, sistemandosi così in piazza Mazzini, pronti per l'inizio della processione vera e propria.

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La Processione dal Duomo al Cimitero
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Dopo che tutti i confrati hanno attraversato la navata centrale del Duomo per rendere omaggio all'Urna del Cristo Morto, e sono usciti dal portale laterale di San Martino, intorno alle ore 19,00 i fercoli di Gesù prima e dell'Addolorata poi vengono usciti in processione, preceduti dalla banda e dalla cosiddetta Spina Santa.
Si tratta di una preziosa Croce reliquiario in argento del XVI secolo, al cui centro, incastonata in una casella di vetro, si trova una delle spine della corona di Cristo assieme ad un pezzo della sua croce.
La croce è innestata in un candeliere decorato allo stesso modo, ovvero con motivi a ramoscelli e fiori dorati, mentre la sua base presenta cesellate delle arpie con possenti ali e grandi artigli. La Spina viene condotta in processione dal 1733, quando cioè la principessa di S. Caterina donò la croce al Tesoro del Duomo, con la precisa volontà che fosse portata in processione il Venerdì Santo.
Un boato di applausi accoglie l'uscita dal portale centrale del Duomo della Spina Santa, del Cristo Morto, subito condotto in processione lungo Via Roma, e dell'Addolorata: il fercolo della Madonna discende lentamente la scalinata della Sattedrale, sulle note di alcune marce funebri composte apposta per l'occasione nell'Ottocento, e viene quindi posto al centro di una piazza Duomo stracolma al pari dell' attigua piazza Mazzini, affollata dai tremila confrati, per ricevere l'adorazione e le preghiere di una folla silente. Per alcuni minuti il fercolo della Vergine in lutto per la morte del Figlio viene trattenuta in piazza, poi viene prelevato a spalla dai confrati più forzuti e anch'esso segue la processione già avviata.
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Si tratta, probabilmente, della processione più lunga della Sicilia, poiché si snoda per oltre due chilometri e vede l'intero centro storico cittadino riempirsi di una calca di migliaia di persone, ordinatamente disposte ai lati della via Roma, come in un abbraccio che le due ali di folla stringono ai quasi tremila confrati che sfilano per ore con la visiera abbassata, attraversando Enna alta da un capo all' altro.
L'Urna sfavillante del Cristo Morto si accoda alla processione degli incappucciati lungo una via Roma a luci spente seguita dal fercolo dell'Addolorata.
I confrati procedono silenti e solenni in processione.
L'Addolorata, ondeggiando sulle mani dei confrati come ad accompagnare le note delle marce funebri intonate dalle bande, discende la Via Roma preceduta dal lunghissimo e policromatico corteo al quale prendono parte massivamente tutte le quindici confraternite cittadine.
La suggestione della Processione dei Misteri è data dalla rievocazione di eventi a tutti noti che suscitano la pietà popolare dei fedeli.
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Tace il caotico traffico ennese, tace il frenetico shopping, si spengono le vetrine dei negozi, delle banche, degli uffici, per lasciare che migliaia di torce collocate in imponenti cordoni luminosi gettino luce quando il sole comincia a calare, senza perciò turbare un' atmosfera di mestizia.
La processione scorre lenta per via Roma, attraversando tutte le piazze protagoniste della vita cittadina, da piazza Napoleone Colajanni alle piazze Umberto I e IV Novembre, fino ad arrivare alla centralissima Piazza Vittorio Emanuele II, meglio nota come Piazza San Francesco.
Nelle piazze sono accalcate migliaia di persone e il Belvedere cittadino è anch' esso strapieno, nonostante la processione non lo attraversi.
La processione raggiunge a questo punto piazza Matteotti, l'incrocio cittadino più pesantemente trafficato e abitualmente rumoroso e movimentato: ma all' arrivo dei confrati, che procedono lentamente, la vita frenetica si ferma improvvisamente (l'intero centro storico viene trasformato in una grande isola pedonale sin dal pomeriggio) per cedere il passo all'evento religioso.
Essa si snoda dunque per tutta la via Roma, per sopraggiungere poi in via Libertà ed arrivare quindi in un anomalo quadrivio del Monte, dove si accalcano soprattutto i fedeli ad attendere l' arrivo della processione.
Percorso per tutta la sua lunghezza il viale Diaz, il solenne corteo raggiunge finalmente il vastissimo spiazzale antistante il Cimitero intorno alle ore 20,45.
Il clero ha naturalmente seguito la processione: un baldacchino ospita il Vescovo, seguito dai monsignori e dai parroci. Tutti e due i vescovi della provincia di Enna (quello della Diocesi di Piazza Armerina e quello di Nicosia) assistono alla processione nel capoluogo.
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Dalla benedizione al Cimitero al ritorno in Duomo

Una sosta strategica ha luogo dunque nell' enorme piazzale antistante il Cimitero storico di Enna.
Le confraternite defluiscono verso gli spazi loro appositamente riservati, mentre il resto della piazza è occupato dai fedeli.
Da un palco allestito in un angolo da cui l' intera piazza è ben visibile, viene impartita la solenne benedizione, poi la Spina Santa ed i fercoli del Cristo Morto e della Madonna Addolorata entrano nella Chiesa annessa all' ex Convento dei Benedettini, mentre i confrati ripartono a volto scoperto, come si usa sin da quando, nel 1860, la polizia borbonica fu ingannata dai patrioti che si camuffarono da confrati.
La processione è solitamente anticipata da una fiumana di folla che si riversa sull'antica e stretta via del Popolo, unicamente illuminata dalle flebili torce, per precedere i confrati ed attenderli al loro arrivo in centro, dove si accalcano anche i turisti ed i visitatori.
I tremila incappucciati infatti, intasano da soli la viuzza e la presenza di molti fedeli ai lati sarebbe impossibile.
Intanto, i confrati della Donna Nuova si accodano alle altre quattordici confraternite, accompagnando i fercoli e la Santa Spina nella discesa che li condurrà nuovamente verso piazza Matteotti e via Roma.
La risalita colpisce per il fatto che le visiere di tutti i confrati sono alzate ed i loro volti, che in tutte le processioni svoltesi durante la Settimana Santa erano rimasti rigorosamente coperti, sono ora visibili ai fedeli.
Dopo l'arrivo al Duomo, con confrati, fedeli e musicisti stremati per l'ultima dolce salita, i fercoli ritorneranno alle loro rispettive chiese di provenienza in processione (prima il Cristo, poi la Madonna) ed il rito ha così termine.
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- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto dal volume "Storia della Settimana Santa e delle Confraternite di Enna" di Rino Realmuto, La Moderna Edizioni, Enna, aprile 2004.
- Le foto (1), (2), (3) e (4) sono a cura di Maria Pia Miraglia; le foto (5) e (6) sono a cura di Massimiliano Canale.